Pubblicato: 21/12/2016
17:05
Il
cumulo gratuito dei contributi previdenziali è legge. E' una conquista di giustizia ed equità e un
enorme passo avanti per i lavoratori che hanno carriere spezzettate, ma
l'applicazione della nuova norma alle condizioni di miglior favore per gli
iscritti è ancora tutta da conquistare.
Le Casse autonome dei professionisti, infatti, stanno dando una
interpretazione restrittiva della legge, sostenendo che per maturare il diritto
alla pensione anticipata o di vecchiaia con il cumulo servono i requisiti della
legge Fornero, ovvero 42 anni e 10 mesi di contributi per l'anzianità, 66 anni
e 7 mesi per la vecchiaia, e non quelli più vantaggiosi previsti dai
regolamenti dei diversi Istituti privatizzati.
L'Inpgi,
per esempio, ha recentemente varato una riforma lacrime e sangue per i giornalisti (è
ancora al vaglio dei ministeri vigilanti) che dal 2017 prevede il requisito
minimo di 38 anni di contributi e 62 di età per la pensione anticipata (40 anni
di contributi e 62 di età a regime, dal 2020); nonostante questo, sostiene che
per andare in pensione con il cumulo dal prossimo 1 gennaio serviranno i 42
anni e 10 mesi della Fornero.
Una interpretazione contestata dal presidente della Commissione
lavoro della Camera, Cesare Damiano, che intervento martedì 20 dicembre alla
conferenza stampa promossa alla Camera dal sottoscritto e dalla collega Daniela
Binello, ha detto: "È evidente che le Casse professionali fanno
resistenza, ma io credo che quella resistenza vada vinta. Se invece sarà
confermata, verificheremo a livello parlamentare cosa fare".
Sulla
stessa linea è l'onorevole Marialuisa Gnecchi (Pd), che da anni si batte per il
superamento del ricongiungimento oneroso dei contributi ("regalo" di
Sacconi-Berlusconi nel 2010), promotrice dell'emendamento che allarga anche
alle Casse dei professionisti il cumulo gratuito, che spiega: "Queste
ultime non sono obbligate ad applicare la Fornero e hanno l'autonomia
necessaria per recepire la legge secondo i propri regolamenti".
E il senatore Giorgio Pagliari (Pd), che ha sostenuto la
battaglia dei giornalisti per l'estensione del cumulo anche all'Inpgi, annuncia
una interrogazione sul tema per chiedere l'applicazione del regime
pensionistico più favorevole. Nella conferenza stampa, a cui hanno partecipato
anche la vice presidente del Pd e storica portavoce di Romano Prodi, Sandra
Zampa, esponenti di vertice dell'Inpgi, dell'Inps e della Federazione della
stampa (Fnsi), è stato affrontato anche il problema di chi, non essendoci
ancora la legge sul cumulo, in questi anni per poter andare in pensione ha
dovuto subire l'estorsione del ricongiungimento oneroso pagando somme ingenti,
con rate che in molti casi si mangiano la metà e anche i due terzi della
pensione "virtuale" .
Per queste persone la legge non ha previsto alcuna misura
risarcitoria, mentre ha dato la facoltà a chi ha in corso la ricongiunzione e
non è ancora pensionato, di aderire al cumulo e richiedere la restituzione
delle somme versate. Anche su questo tema Gnecchi e Pagliari hanno annunciato
interrogazioni fotocopia alla Camera e al Senato per chiedere quanti sono
quelli che hanno pagato negli ultimi sei anni, per quali importi e per
sollecitare una norma a sanatoria.
Damiano, dal canto suo, ha commentato: "Doversi ripagare la
pensione dopo che la si è già pagata è un delitto contro la persona. Uno che ha
lavorato 40 anni è giusto che vada in pensione, senza perdite né vantaggi. Il
pagamento pro-quota della pensione, con ciascuna gestione che paga il proprio
pezzo di pensione per gli anni di contributo versati, è un po' l'uovo di
Colombo ma funziona. Se costa troppo liquidare le pensioni ricongiungendole in
una sola, se ne paghino due".