Il rapporto fornisce dati particolarmente interessanti: su internet navigano ormai i 3/4 degli italiani, lo smartphone è usato da 9 giovani su 10 e, nell'ultimo decennio, il 2006-2015, la spesa per apparecchi e consumi tecnologici è cresciuta, malgrado la lunga e profonda crisi, del 190%.
Di seguito il dettagliato comunicato stampa del Censis
Roma, 28 settembre 2016 - Nuovo
record per internet: il 73,7% degli italiani sul web. La penetrazione di internet aumenta di
2,8 punti percentuali nell'ultimo anno e l'utenza della rete tocca un nuovo
record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioè praticamente la
totalità, dei giovani under 30). La crescita complessiva dell'utenza del web
nel periodo 2007-2016 è stata pari a +28,4%: nel corso degli ultimi dieci anni
gli utenti di internet sono passati da meno della metà a quasi tre quarti degli
italiani (erano il 45,3% solo nel 2007). E mentre diminuiscono gli utenti dei
telefoni cellulari basic, in grado solo di telefonare e inviare sms (-5,1%
nell'ultimo anno), continua la crescita impetuosa degli smartphone, utilizzati
dal 64,8% degli italiani (e dall'89,4% dei giovani di 14-29 anni): +12% di
utenza complessiva in un anno, una crescita superiore a quella di qualsiasi
altro mezzo. Si registrano pure piccole oscillazioni al rialzo per la
diffusione di e-reader (+0,7%) e tablet (+1,7%).
Boom dei consumi tecnologici anche
negli anni della crisi: +190%. L'andamento della spesa per consumi
delle famiglie conferma il trend anticiclico dei consumi tecnologici in un
decennio caratterizzato da una lunga e profonda recessione. Tra il 2007 (l'anno
prima dell'inizio della crisi) e il 2015, mentre i consumi generali flettevano
complessivamente del 5,7% in termini reali, decollava la spesa per acquistare
apparecchi telefonici (+191,6%, per un valore di 5,9 miliardi di euro
nell'ultimo anno) e computer (+41,4%), seppure i servizi di telefonia si
riassestavano verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-16,5%
negli otto anni, per un valore però superiore a 16,6 miliardi di euro), e
infine la spesa per libri e giornali si riduceva del 38,7%. Gli italiani hanno
evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perché grazie
ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione. Usare
internet per informarsi, prenotare viaggi e vacanze, acquistare beni e servizi,
guardare film o seguire partite di calcio, entrare in contatto con le
amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato
spendere meno soldi o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare
qualcosa.
Social network e piattaforme online
indispensabili nella nostra vita quotidiana. Facebook è il social network più
popolare: è usato dal 56,2% degli italiani (il 44,3% nel 2013), raggiunge
l'89,4% di utenza tra i giovani under 30 e il 72,8% tra le persone più
istruite, diplomate e laureate. L'utenza di YouTube è passata dal 38,7% del
2013 al 46,8% del 2016 (fino al 73,9% tra i giovani). Instagram è salito dal
4,3% di utenti del 2013 al 16,8% del 2016 (e il 39,6% dei giovani). E WhatsApp
ha conosciuto un vero e proprio boom: nel 2016 è usato dal 61,3% degli italiani
(l'89,4% dei giovani).
I media digitali tra élite e popolo. Le ultime tendenze indicano che gli
strumenti della disintermediazione digitale si stanno infilando come cunei nel
solco di divaricazione scavato tra élite e popolo, prestandosi all'opera di
decostruzione delle diverse forme di autorità costituite, fino a sfociare nelle
mutevoli forme del populismo che si stanno diffondendo rapidamente in Italia e
in Occidente. Si tratta di una sfiducia nelle classi dirigenti al potere e in
istituzioni di lunga durata che oggi si salda alla fede nel potenziale di
emancipazione delle comunità attribuito ai processi di disintermediazione resi
possibili dalla rete. Si sta così radicando un nuovo mito fondativo della
cultura web: la convinzione che il lifelogging, i dispositivi di self-tracking
e i servizi di social networking potranno fornire risposte ai bisogni della
collettività più efficaci, veloci, trasparenti ed economiche di quanto finora
sia stato fatto.
La frattura generazionale: giovani e
anziani sempre più lontani. Le distanze tra i consumi mediatici
giovanili e quelli degli anziani continuano ad essere rilevantissime. Tra i
giovani under 30 la quota di utenti della rete arriva al 95,9%, mentre è ferma
al 31,3% tra gli over 65 anni. L'89,4% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo
fa solo il 16,2% dei secondi. L'89,3% dei giovani è iscritto a Facebook, contro
appena il 16,3% degli anziani. Il 73,9% dei giovani usa YouTube, come fa solo
l'11,2% degli ultrasessantacinquenni. Oltre la metà dei giovani (il 54,7%)
consulta i siti web di informazione, contro appena un anziano su dieci (il
13,8%). Il 37,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare,
mentre lo fa solo l'1,2% dei secondi. E se un giovane su tre (il 36,3%) ha già
un tablet, solo il 7,7% degli anziani lo usa. Su Twitter poi c'è un quarto dei
giovani (il 24%) e un marginale 1,7% degli over 65.
I nuovi motori del consumo dei media:
le donne. Per molto tempo le donne hanno mostrato
una predilezione per la televisione e per i libri. Ma nel 2016 al tradizionale
predominio nella lettura di libri (lo fa il 55,4% rispetto al 38,5% degli
uomini), settimanali (rispettivamente, il 32,8% delle prime e il 25,3% dei
secondi) e mensili (il 27,9% e il 21,2%), si è aggiunto il primato femminile
anche nell'uso di internet, dove c'è stato il sorpasso delle donne sugli
uomini: il 74,1% di utenza tra le prime (erano ferme al 43,2% nel 2011)
rispetto al 73,2% riferito ai secondi.
Tv e radio godono di ottima salute. La televisione continua ad avere un
pubblico coincidente con la quasi totalità della popolazione: il 97,5% degli
italiani. I telespettatori aumentano ancora (+0,8% nell'ultimo anno),
soprattutto quelli della tv digitale terrestre (+1,5%) e satellitare (+1%),
mentre gli utenti delle diverse forme di tv via internet (la web tv attraverso
il pc e la smart tv) si attestano al 24,4% e quelli della mobile tv all'11,2%.
La crescita cumulata per la tv via internet nel periodo 2007-2016 è pari a
+14,4 punti percentuali. Ottimi anche gli ascolti della radio, con una utenza
complessiva pari all'83,9% degli italiani. Aumentano i radioascoltatori che
utilizzano gli apparecchi tradizionali (+4,8% in un anno) e restano stabili gli
altri vettori del messaggio radiofonico, dopo una crescita complessiva nel
periodo 2007-2016 dell'utenza della radio da smartphone pari a +13,7% e della
radio da internet via pc pari a +6,9%.
I mezzi di informazione in transizione. I quotidiani cartacei perdono lettori,
ridotti al 40,5% degli italiani (-1,4% nell'ultimo anno, -26,5%
complessivamente nel periodo 2007-2016). Mentre continua ad aumentare l'utenza
dei quotidiani online (+1,9% nell'ultimo anno) e degli altri siti web di
informazione (+1,3%). Mantengono i propri lettori i settimanali (+1,7%) e i
mensili (+3,9%), ma non i libri cartacei (-4,3% nell'ultimo anno, con una quota
di lettori diminuiti al 47,1% degli italiani), ancora non compensati dai
lettori di e-book, che aumentano dell'1,1% nell'ultimo anno, ma si attestano
solo al 10% della popolazione.